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L’importanza di leggere prima di accettare: il caso Equifax


Nei giorni scorsi, con scarsa attenzione da parte dei media non statunitensi, si è consumato uno dei più grandi furti di dati nella storia. Hacker criminali particolarmente esperti sono penetrati nei database di Equifax, tra il mese di maggio e luglio, sfruttando una vulnerabilità nel software.


Equifax è un’agenzia di tracciamento del credito dei consumatori (consumer credit reporting agency), in pratica un collettore di dati relativi ai debiti e crediti accumulati da una persona, la sua storia lavorativa e altri fattori anagrafici. Questi dati vengono venduti ad agenzie di assicurazioni o aziende.


Più di 143 milioni di americani si sono recentemente visti sottrarre questo genere di dati personali tra cui: nome, cognome, codice fiscale, numero della patente di guida, numero di carta di credito eccetera. Un malintenzionato in possesso di questi dati può, non solo sottrarre denaro dai conti correnti dei derubati usandone le credenziali, ma anche aprirne di nuovi, sempre a danno di chi ha subito il furto. Un fallimento considerevole per un’azienda il cui servizio principale era proprio la sicurezza nella gestione di dati sensibili.


Un hacking di queste proporzioni ci riporta ancora una volta al problema della sicurezza digitale, sul quale è tornato recentemente il presidente della Commissione europea Juncker che ha affermato che l’80% delle aziende europee avrebbero subito cyber-attacchi. Tuttavia non è il problema del cyber-crimine l’aspetto più interessante della vicenda Equifax.

In seguito alla rivelazione pubblica dell’intrusione, Equifax ha aperto un sito per “aiutare” i propri clienti ad affrontare la situazione potenzialmente pericolosa in cui si sono trovati ed è a questo riguardo che si arriva all’importanza di leggere condizioni e termini prima di fare click su “accetta”, di cui il titolo di questo articolo.


Per poter accedere ai servizi presenti sul sito, tra cui quello basilare di poter sapere se i propri dati facessero parte di quelli sottratti, gli utenti dovevano inserire le proprie credenziali e accettare delle condizioni, tra queste quella di rinunciare ad intentare una causa legale contro Equifax. Oltre al danno, la beffa.

Quasi nessuno legge i lunghissimi disclaimer che precedono l’iscrizione ad un social network o ad un sito di e-commerce e questo non stupisce, considerato quanto siano prolissi e farraginosi, al limite del “legalese” più stretto. Che fare, dunque?


La strada da percorrere è quella di un’informazione condivisa da parte degli utenti, dell’approfondimento di queste tematiche nel discorso pubblico e quotidiano.


Quando siamo on-line, ma non solo, produciamo un’enorme quantità di dati che viene contesa sia da soggetti che agiscono legalmente che da ladri di informazioni e identità. Considerato che anche dei primi non c’è molto da fidarsi, come dimostra questa recente vicenda di cinismo aziendale, soltanto una maggiore consapevolezza delle dinamiche economiche in cui siamo inseriti in quanto utenti può salvarci…






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